Eccomi qui ad intraprendere un argomento su cui ancora devo imparare molto.
Nonostante mio figlio abbia già più di tre anni, l’argomento sonno è ancora tutto da stabilizzare.
C’è stato un periodo lungo circa dieci mesi, tra gli 8 e i 18 mesi del piccolo, in cui pensavo di esserci riuscita.
Avevo letto molto sull’argomento, con occhi basiti e il cuore in crisi, riguardo ad esempio al metodo descritto nel libro “Fate la nanna” di Estivill.
Non ho, nè tantomeno allora avevo le competenze per capire se questo potesse essere un buon metodo, ma a pelle non mi piaceva e non lo accettavo. Ho sempre parlato con mio figlio, fin dal nostro ritorno a casa nei suoi tre giorni di vita.
Sapevo che non capiva, non poteva comprendere le parole, ma avevo la presunzione di credere che il tono pacato e non falsamente edulcorato, potesse convincerlo che con noi poteva stare bene, che questo era il suo posto, e questa era la sua casa. E tranquillizzarlo.
Qualcuno mi ha preso per pazza, nascondendosi dietro un “non può capire”, “è troppo piccolo”.
Ma anche se queste affermazioni fossero vere, questo sistema è servito molto a me. Ad abituarmi a trattare mio figlio come una persona, non come qualcosa di sconosciuto, non comprensibile al mondo dei grandi. Un cucciolo di uomo, con mille svariati sentimenti genuini.
Ma un uomo.
L’idea quindi di “lasciarlo da solo” nel suo lettino senza nessuna spiegazione o calda rassicurazione mi faceva stare troppo male.
E così armata, come mio solito, di tanti libri sull’argomento, alla fine mi lascio convincere da “Fai la nanna senza lacrime” di Elizabeth Pantley.
Lo leggo in men che non si dica. Sottolineo, faccio gli esercizi proposti, tutto basato sulla cosiddetta “rimozione dolce“, in netto contrasto quindi con l’altro metodo del “pianto ad oltranza“.
Rimozione di tutto ciò che può essere consolatorio (il ciuccio, l’allattamento, il contatto con il calore di mamma) e che quindi permette di consolidare il legame con il genitore insegnandogli piano piano a dormire da solo.
E’ un metodo che non ha tempi certi, ma qui si capisce quando sia importante la comprensione e l’offerta di amore.
E tramite quella il bambino impara a cavarsela da solo. Perchè il momento della nanna non viene più visto come un momento di abbandono da parte dei genitori, ma come una pausa tra braccia sicure e in un ambiente sereno e confortante.
Fino all’indomani. Pronti per giocare ancora una volta un’altra intera giornata con mamma e papà.
Bè, cosa dire. Questo metodo con noi ha funzionato alla grande.
Non per sempre. Solo per un periodo limitato, ma lo ritengo comunque un sistema molto valido che in qualche modo ho traslato anche in altre situazioni.
Credo sinceramente che al di là di tutti gli studi che possano esserci sull’argomento, il sonno dei bambini, almeno fino ai 4-5 anni di età, sia un enigma ogni giorno e ogni giorno una nuova scoperta.
I bambini crescono così velocemente e altrettando velocemente cambiano le loro sensazioni, richieste, certezze, punti di riferimento.
Basta un piccolo cambiamento in famiglia (ad esempio un cambio di orario nel lavoro di uno dei genitori) e a risentirne di solito è proprio il sonno dei più piccoli.
Quindi nonostante ancora questo argomento sia per me ostico, non mi sento di dire che tutto questo percorso sia stato vano. Anzi, ho potuto imparare molto, dal mio bambino, dal suo modo di confrontarsi con noi e questo lo ha aiutato ad imparare ad essere sereno e a portarsi con sè la serenità nel sonno.
L’immagine è tratta da Pixabay
Per quanto non sostenga questo tipo di approccio mi fa ugualmente molto piacere che una madre si metta in discussione varie volte con criticità, è segno di reale desiderio di comprendere il proprio figlio e di "accoglierlo" nel modo migliore! Una dolce serata.
Grazie mille per il tuo intervento.
E' proprio come dici.
L'essere critici ci permette di capire molto meglio nostro figlio e ad aggiustare il tiro se ne nasce la necessità 🙂
Una dolce serata a te.
Federica
Se con il mio bimbo grande non ho mai avuto problemi, dai due mesi e mezzo in poi ha sempre dormito tutta notte, col piccolo, che ora ha nove mesi e mezzo, si dorme ancora pochissimo.
Non sto usando un metodo particolare.
Sto solo ascoltando il cuore.
Nessun bambino arriva alla maggiore età nel letto della mamma.
Ascoltando lui e me non dorme più tutta notte nel lettone come i primi mesi, ma ora passa parte della notte nel suo lettino. Sono sicura che prima o poi arriveremo a tutta la notte nel suo lettino e potremo metterlo in cameretta con il fratellone.
Questa è la mia esperienza, ma, seppur io trovi il metodo Estivill inaccettabile, credo che ogni mamma sappia qual è la strada giusta da seguire per aiutare il suo bambino a dormire.
Si sa, i primi anni non sono sempre semplici, ma con amore, prima o poi, si vedrà la luce in fondo al tunnel!
E' difficile a volte capire quale sia la strada giusta, ma ci si prova, con umiltà e forza d'animo.
Spero che questo dia i suoi frutti.
Grazie per aver partecipato.
Buon proseguimento di serata.
Federica