In molti, compresi i familiari, ci hanno preso per pazzi quando io e il mio compagno, in attesa del nostro primo figlio non abbiamo stilato la classica lista nascita, ma abbiamo chiesto ad amici e parenti di prestarci abiti, giochi ed equipaggiamenti che erano appartenuti ai loro bambini.
E ancora di più non siamo stati compresi quando abbiamo cercato di spiegare uno dei perché ci avevano condotto verso questa decisione.
E cioè una scelta educativa per il futuro nato.
“AH! Ma è troppo piccolo!” …dicevano…
“Non è in grado di capire la differenza tra una carrozzina nuova di zecca o prestata dall’amichetto della porta accanto”.
Si, effettivamente è vero. Non si può non dire il contrario.
Ma io e il papà avevamo bisogno fin da allora di sentirci parte di un progetto educativo, per non trovarci scaraventati in un mondo sconosciuto una volta abbracciato per la prima volta nostro figlio.
Da sempre appassionati di riciclo e restauro, a noi è venuto quasi naturale scegliere questa linea e ancora più naturale è stato intraprenderla fin da subito, fin da prima della nascita.
Non c’è dubbio che questa opzione abbia anche inciso non poco sull’economia familiare e ci abbia permesso di intraprendere anche percorsi diversi e più costosi su altri fronti.
Ma in primo luogo l’abbiamo voluto fare perché volevamo partire dall’inizio, con l’educare prima noi stessi.
Ma in primo luogo l’abbiamo voluto fare perché volevamo partire dall’inizio, con l’educare prima noi stessi.
Si dice che i bambini imparino dall’esempio, ma questo non si improvvisa tale, specialmente per i bambini. Loro hanno la capacità di carpire molte più cose di quelle che pensiamo, cogliendo aspetti e inflessioni della nostra persona che pensavamo avere nascosto.
E così, volendo insegnare l’importanza della condivisione, dell’anti-consumismo, del valore e del rispetto delle cose e del denaro, dovevamo prima imparare a farlo noi.
Credo che noi stessi per primi dovremmo educarci nella direzione in cui vorremo portare i nostri figli.
Questa condotta ha poi preso corpo, quando il bambino era un po’ più grande e in grado di capire di più, conivolgendolo nelle nostre operazioni di casa. Gli abbiamo chiesto di aiutarci a mettere via le sue cose, lavarle, aggiustarle se necessario, restituirle a chi ce le aveva prestate o donarle a nostra volta ad altre future mamme. Per lui è stato un gioco divertente in cui si è sentito parte di un progetto, e si è sentito grande.
E così abbiamo smontato il lettino, messo da parte le viti, pulito e lavato il materasso e le lenzuolina. Messo tutto in una scatola e atteso la nuova mamma che veniva a prenderselo.
Oppure abbiamo sfoderato la carrozzina, abbiamo programmato insieme la lavatrice e una volta completate le operazioni di lavaggio abbiamo impacchettato il tutto come se fosse nuovo, pronto per un altro bambino.
Oppure abbiamo sfoderato la carrozzina, abbiamo programmato insieme la lavatrice e una volta completate le operazioni di lavaggio abbiamo impacchettato il tutto come se fosse nuovo, pronto per un altro bambino.
Se questa linea educativa avrà risultati, sarà solo il tempo a dircelo.
Adesso, come prima cosa posso dire che il bambino difficilmente fa le bizze davanti ad un nuovo gioco che vede sul bancone di qualche supermercato.
Come tutti i bambini prova a chiederci di acquistarlo, quindi ne parliamo, cerchiamo di capire se è un gioco necessario o se può essere sostituito con qualcosa che già ha e insieme decidiamo se prenderlo o meno.
Adesso, come prima cosa posso dire che il bambino difficilmente fa le bizze davanti ad un nuovo gioco che vede sul bancone di qualche supermercato.
Come tutti i bambini prova a chiederci di acquistarlo, quindi ne parliamo, cerchiamo di capire se è un gioco necessario o se può essere sostituito con qualcosa che già ha e insieme decidiamo se prenderlo o meno.
A volte ci siamo rivolti anche ai negozi dell’usato che hanno il merito a mio avviso di far durare molto di più la gioia di un nuovo gioco.
Una volta che il bambino ha scelto ciò che vuole, di solito prima di utilizzarlo ci divertiamo insieme a smontarlo, a pulirlo pezzo pezzo o, nei casi peggiori, ad aggiustare qualche “ingranaggio”.
L’attesa rende più interessante il tutto.
Ovviamente dobbiamo cercare di non esagerare, perché i tempi di attenzione dei piccoli sono molto inferiori ai nostri, ma questa modalità credo che possa essere per loro d’aiuto ad assaporare meglio ciò che hanno.
Questo post partecipa al brainstorming mensile delle Stormoms: “Educazione, la nostra sfida”, hashtag #EduchiAMO.
Se vuoi partecipare anche tu, scrivi un post su questo tema e pubblicalo sulla pagina Facebook delle StorMoms!
Profonda ammirazione per voi!
Io sono cascata nel vortice del consumismo-lista nascita con la prima figlia e solo col secondo sono riuscita a ridimensionarmi.
Una cosa però l'ho fatta subito: insegnare ai bambini la differenza fra le cose necessarie e superflue.
Bellissima testimonianza nel tuo post.
Grazie.
Ketty
Grazie mille Ketty per il tuo intervento. Sono contenta che ti sia piaciuta la mia testimonianza.
Devo aggiungere comunque che non è semplice insegnare la differenza tra il necessario e il superfluo. Quindi complimenti anche a te, che sei riuscita a farlo.
Buon proseguimento!
Federica
Avete avuto un’idea bellissima e soprattutto complimenti per aver fatto anche lo sforzo di diffondere ciò in cui credete, condividendolo con parenti e amici!
Grazie mille.
A volte non è facile portare avanti le proprie idee. Però finora, in questo caso, ce l’abbiamo fatta 🙂
Grazie della visita.