Nata e cresciuta a Pisa, in Toscana, per molto tempo non mi sono sentita appartenente a questa regione.

Figlia di mamma nata a Salerno e papà di Pontremoli – si, proprio il paese del Premio Bancarellino – in famiglia abbiamo poco frequentato la cultura toscana.

Pontremoli si estende ai piedi dell’Appennino Tosco Emiliano e poco rispecchia quella toscanità tipica di altre zone della regione.

Nell’immaginario comune, il toscano parla quel dialetto che tutti tentano di imitare, come il simpaticissimo fiorentino di Benigni o Pieraccioni.

Pontremoli invece, data la posizione geografica, ha una cultura che sfiora quella della Emilia Romagna e della Liguria.

In casa i miei hanno sempre parlato con una leggera e quasi impercettibile inflessione toscana, e mio padre quando invece si lasciava andare al suo dialetto, ci trasportava in un parlato buffo e simpatico molto simile all’emiliano.

La bistecca alla fiorentina non è il mio piatto preferito, ma piuttosto adoro i testaroli con tutti i sughi possibili, dei quali mi facevo grandi abbuffate quando andavo da piccola a trovare i parenti pontremolesi.

L’iniziativa Raccontami la Toscana

È stata Simona Genovali con il suo blog Destinazione Toscana e il suo evento “Raccontami la Toscana” che mi ha ispirato questo post.

In questa iniziativa Simona chiede di raccontare un itinerario, un aneddoto o un ricordo che ci lega a questa regione.

Mi sono riaffiorate alla memoria tante immagini di questa terra di origine paterna e ho ripensato alle mille storielle che mio padre mi narrava quando ero piccola, quasi tutte riguardanti la sua infanzia sui monti della Lunigiana, insieme alle sue amate mucche al pascolo, alla vita povera, ma ricca di affetti e di emozioni.

Avrei tante storie da raccontare, dai ricordi “marini” di mio padre, quando in mancanza del mare vero trascorrevano l’estate facendo il bagno nel fiume Magra, oppure di quando nei lunghi inverni innevati, i bambini si divertivano con gli sci fatti con legno di recupero dal falegname del paese.

L’aneddoto

Per questa iniziativa però vorrei raccontarvi un aneddoto che si colloca nel dopoguerra, in quel periodo di rinascita economica del Paese, in cui c’era poco, ma c’era la speranza e la voglia di costruire relazioni. E così, di solito, ogni giorno di festa i ragazzi si ritrovavano a passare del tempo in compagnia nella piazza principale, scambiandosi due risate e quattro chiacchiere.

In uno di questi giorni mio padre a passeggio con un suo amico, incontra una cugina intenta a parlare animatamente in un gruppetto di altre due amiche.

Queste ragazze parlano di ragazzi, dei primi amori, delle prime cottarelle.

Le due amiche confidano di essere innamorate, mentre la terza scuote la testa.

Il gruppo di amici allora si sofferma un attimo e le chiede che cosa abbia.

E lei risponde, in dialetto:

“Bela a sun bela, i vestidi i men stan ben mad-murusi chi an-gun-ven. E chi cumela?”

Traduzione:
“Bella sono bella, i vestiti mi stanno bene, ma i fidanzati qui non vengono! E come la mettiamo?”

Se siete curiosi di ascoltare questa frase nel vero dialetto pontremolese, cliccate sull’audio seguente, e mio padre ve la farà sentire 🙂

 

 

Devo davvero ringraziare Simona perchè partecipare a questa iniziativa mi ha dato modo di ripercorrere ricordi lontani e mi ha fatto sentire parte di un luogo nel mondo, e parte di questa Toscana così varia, così grande e così bella.

Questa, è la mia Toscana.

Grazie papà per avermene regalato uno scorcio.

 


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10 Replies to “Vi racconto la mia Toscana”

  1. Che bella intro. Con gli spostamenti geografici dovuti spesso al lavoro ormai siamo figli di tante regioni, il bello è quando si mescolano e diventano un qualcosa di unico. I ricordi di un luogo, i sapori di un altro e di ricordo di famiglia in un’altra regione. La trovo una ricchezza!

  2. Ahahahahah! che bel post. Devo dire che l’audio mi ha fatto scoprire un dialetto molto diverso da quello che popola il mio immaginario. 🙂

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